giovedì, dicembre 01, 2022


Adolf sembrava contento, Alex seccato. Faceva freddo,il cielo sopra il Montasio si era spezzato in due grandi fasce:una blu oltremare,l'altra quasi nera, stracciata dal vento.Arrivarono in cima ansando, dopo aver salutato una coppia di triestini che stava scendendo stretta alla roccia. Si sedettero sulla pietra, rimasero in silenzio perchè non avevano nulla da dirsi, tolsero dagli zaini panini ripieni di frittata e di salame ungherese. Adolf offrì un pezzo di cioccolato e il thermos con il tè, Alex le sigarette, Adolf sorrise,fece di no con la testa ma l'aria che gli entrava nei polmoni era così tagliente che accettò e il fumo lo fece tossire e lacrimare e allora si tolse gli occhiali li infilò nel taschino della giacca a vento e chiese all'amico di fotografarlo. Alex rimase sorpreso, era una richiesta inconsueta: Adolf si mise in posa su una roccia, un pò rigido, gli occhi serrati lievemente per dominare la miopia.Lo spettacolo tutto intorno sembrava una scena teatrale. "Sorridi".

"Sto sorridendo", ma era una bugia. Alex continuò a fotografare le montagne inzuppate nella nebbia.Ad un certo punto scomparve. Adolf allora si avvicinò al burrone.Da lassù il mondo sembrava ribaltato: la sensazione di uno spazio scavato in basso come nella picchiata dell'aereo decollato dal campo d'aviazione di Merna, in primavera,per sorvolare il castello e la vena dell'Isonzo, serpente argento disteso nella pianura fino al mare. Lievità d'angoscia in lotta contro ogni legge fisica. A far paura è l'atterraggio. 

Adolf si arrese, si lasciò scivolare e sentì all'improvviso le nuvole sbattere contro le rocce come barattoli di latta vuoti. Lo cercarono tutto il pomeriggio, fino a tarda notte, e un alpino il mattino di lunedì lo trovò, fagotto addormentato, su una cengia stretta come le labbra di Isabel, cento metri più sotto-

Tratto da "L'albergo sul confine" di Roberto Joos.

Non ho vissuto direttamente una scena del genere, ma mi è accaduto di parlare con un conoscente che una bella mattina di sole si accingeva a salire la cima del Tricorno, montagna simbolo della Slovenia, per non ridiscendervi sulle proprie gambe. Mi sono rimasti nella mente troppi pensieri, tutti giusti o sbagliati.


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