giovedì, dicembre 29, 2022



Cosa augurarci per questo 2023.
Primo: Non preoccuparci del passato.
Secondo: non stressarci del presente.
Terzo: non spaventarci del futuro.

Questo è un detto della tradizione ebraica valido per tutti.

 Auguri per un anno che vi porti nei luoghi che avete sempre sognato. Che vi dia la forza di vivere esperienze sempre desiderate. Che vi offra opportunità finora disattese. Che la vostra fantasia sia sempre pronta per nuovi progetti. Che la salute non manchi mai. Che la vostra mente vi dia quell'energia che forse pensavate di non possedere più. 

Come diceva un mio maestro di pensiero: "Sappiate che possedete più armi di quello che immaginate. Scopritele e fatene buon uso". 


 

martedì, dicembre 27, 2022


 Sir Syd & Mr If. 

Roger Keith e io ci conoscemmo quando la mia famiglia si trasferì da Ely a Cambridge.

Eravamo quasi coetanei e non ci volle molto che diventassimo amici e compagni di giochi.

Roger era un tipo sempre pieno di iniziative e di fantasia, però molte volte non voleva darlo a vedere, era molto controllato nelle sue esternazioni gioiose.

Intorno ai 14 anni Roger oltre a dipingere, suo vero talento, iniziò a suonare la chitarra e così anch’io mi dedicai a uno strumento, il sax insieme a suo fratello maggiore Alan.

Correvamo dietro alle ragazze, o meglio io correvo, lui le conquistava con la sua bellezza e il suo modo di fare molto carismatico.

Suonavamo a casa di Roger e i suoi genitori ,che per quei tempi erano molto permissivi, mai ci hanno ostacolato nelle nostre , non sempre esaltanti jam session. Entrambe abbiamo continuato con la nostra passione, ma mentre sceglievo il genere a me congeniale, il jazz appunto, lui scelse il rock.

Ci perdemmo così di vista. Mi trasferii negli USA per perfezionare il mio stile e cercare fortuna in qualche band Newyorkese.

Intanto Roger entrò nella formazione dei Sigma 6 o Abdabs ,che prese successivamente al suo ingresso il nome di Spectrum Five, un gruppo rock, che inizialmente suonava cover di band famose, ma che ben presto, grazie al talento e alla grande creatività di Roger iniziò a comporre dei brani ,che per quegli anni, parliamo dei primi anni sessanta, erano avanguardia pura.

Nel 1966 mi trovavo in tournée a Londra e mi capitò per caso di leggere un manifesto che invitava al concerto di musica e lightshow con i Pink Floyd. Incuriosito ci andai. La mia sorpresa fu enorme nel vedere Roger Keith Barrett su quel palco. Il concerto fu di grande impatto. Terminato andai a trovarlo nel retro palco. Eravamo entrambe felicissimi di rivederci e mentre gli parlavo e lo chiamavo per nome l’altro Roger , Roger Waters, “stufo”  di voltarsi ogni volta si stancò e mi disse: “Guarda che l’unico Roger qui sono io. Lui è Syd…Syd Barrett.”

Osservai il mio amico e gli dissi : “Eh! No amico mio , tu sei qualcosa di più sei…Sir Syd!”  E lui di rimando : “Allora tu sei Mr If.”

Da quel giorno ci chiamammo così.

L’alcool fu la nostra prima dipendenza ma Sir Syd aveva bisogno di stimoli forti e non di sbronze che lo abbattevano. Passò all’uso di allucinogeni. Se lo fa Syd anche Mr If non può essere da meno. Mi ritrovai in uno stato che per diverse ore della giornata mi sparava in un  mondo parallelo, bello e tenebroso, ostile e allo stesso tempo amichevole, pauroso.

Le nostre frequentazioni si fecero nuovamente più rare in quel anno, ero negli  States sia per suonare che per curarmi e uscire completamente dalle dipendenze.

Nel 1968 ci fu un periodo di vicinanza, anche se Syd dava continui segni di insofferenza a causa della vita di musicista in tournée. I compagni della band mi dissero che faceva un uso ormai fuori da ogni limite di LSD e non solo, anche eroina.

Cercai allora di aiutarlo se non a uscire dal tunnel almeno di limitarne i danni. Invece fui io a ricascarci in quel incubo. Sir Syd e Mr If sembravano due marinai nella burrasca di un oceano. Troppo contenti e immancabilmente tristi fino alla disperazione, spesso assenti dalla vita.

Il colpo alla tempia che ricevette Sir Syd fu l’esclusione dalla sua band e la sostituzione con un suo amico di vecchia data David Gilmore.

Passai del tempo per disintossicarmi e quando rientrai nel mondo non persi tempo, andai a trovare Syd. Era in condizioni pessime, però ancora riusciva ad avere quella vena creativa che gli permise di incidere due LP.

Io ritornai negli USA e suonai con i migliori gruppi del momento, ricevetti uno scritto da Paul McCartney, ormai Syd non riusciva più né a comporre musica né ,e questo era il peggio, dipingere. Non volli più sapere nulla di lui perchè il suo destino era segnato. Non ebbi più notizie di Sir Syd fino alla sua morte nel luglio 2006. 

Da quel giorno Roger mi compare spesso in sogno, e mi chiama non con il nomignolo di Mr If ma con il mio nome. Dice:  “ Frank, vieni qui su questo pianeta. C’è tutto, qui non servono l’alcool , LSD o altro ,qui c’è tutto. Un universo caldo e accogliente come una tavolozza di colori. 

Mi sveglio, scendo, apro una finestra e accendo uno spinello, metto sul piatto the Piper at the Gates of Dawn. Lo ascolto senza pensare a quello che è stato Sir Syd ma quello che sarà.


martedì, dicembre 20, 2022

 



Sono seduto da solo al solito tavolo dell’osteria che frequento quotidianamente da tanti anni. Perso in me stesso ascolto i discorsi tra gli avventori. Sport, politica, il tempo e le donne sono gli argomenti più trattati e non sempre in quest’ordine. 

Tutto viene sviscerato dagli astanti con dovizia di particolari e con frasi maliziose su ogni argomento.

Ecco entrare due nuovi clienti, due dandy eleganti nel loro completo scuro accompagnati da una bella donna in tailleur blu notte.

Ordinano delle bevande che l’oste fatica ad accontentare. Dal loro discorrere capto delle parole per me molto familiari: Conservativo, strategia giapponese, testa e spalle, doppio minimo, doppio massimo, Fibonacci, grafico, oscillatori e Keynes.

Mi chiamano il guru della finanza e sentire della gente che discorre di questa materia mi mette sete. Verso ancora un ottavo dalla caraffa del vino che ho di fronte e i pensieri corrono.

Ero giovane, inesperto ma attento a quello che mi accadeva attorno. Leggevo tutto su quello che muoveva il denaro nel mondo. Approdando all’analisi tecnica la bocciai subito con il termine spazzatura. Mi apprestavo all’attività di broker con un piano ben preciso: selezionare la clientela.

Età ,massimo 40 anni, per avere un margine di prospettiva di vita piuttosto ampio, e carattere freddo non impulsivo. Fatta questa scrematura mi ritrovai con solo sette clienti, ma dal portafogli bello largo.

La fortuna era nell’aria e così acquistai azioni a prezzi molto bassi , monitorando solo saltuariamente l’andamento del mercato mi accorsi che nel giro di due anni alcuni titoli rendevano intorno al 25% e qui iniziò l’uscita di due dei sette investitori. Dopo altri tre anni ne uscirono altri due portandosi a casa tra il 70 e l’80 % di guadagno netto. I tre moschettieri rimanenti furono l’apoteosi. Vendemmo le azioni con un guadagno che variava dal 120 al 260 % netto.

Non so se questi due pinguini e signora ce la faranno a raggiungere risultati del genere, ma se la loro base è l’analisi tecnica non ho dubbi che falliranno.

Ora vi chiederete, ma se tu guru della finanza sei riuscito in quelle imprese, com’è che sei così dimesso seduto a quel tavolo con la caraffa di vino da consumare in solitudine.

Beh! Io non ti ho detto di aver guadagnato tanto denaro per me ,bensì per i miei clienti. Io soldi non ne ho mai avuti e non li voglio, solo il gusto di dimostrare quanto ero bravo. In realtà all’inizio solo fortunato, poi però determinato.

Il vino che bevo e il cibo che consumo mi viene offerto gentilmente dai tre ultimi clienti, che grazie a quei investimenti azzeccati hanno accumulato patrimoni da favola.

I dandy e signora pagano il conto e fanno per uscire, uno mi riconosce e dice agli altri : “Questo ragazzi miei è un vero guru della finanza.”

Io li guardo, vedo incredulità nei loro occhi e dico loro : “No,no non sono io , sono suo fratello.”


TANTISSIMI AUGURI A TUTTI... BUON NATALE.


venerdì, dicembre 16, 2022


 Mi conoscono per uno scherzoso, ironico quanto basta, pronto alla battuta, amante dell'umorismo alla Woody Allen piuttosto che alla Banfi per capirci. Notano spesso anche un mio comportamento che viene scambiato per superficialità, invece  altro non è che cercare di alleggerire situazioni che reputo portare a incombenze di cui posso farne a meno, senza però arrecare danno a nessuno, o che per esperienza ho già visto cosa comportano, solitamente rogne.

Ma sono così davvero? Spesso me lo chiedo guardando dalla finestra la pioggia sul prato dietro casa. Ascoltando Joni Mitchell i pensieri corrono veloci. La tristezza ha il sopravvento ma mi rincuora il fatto di aver avuto la fortuna di poter ridere tanto. Da bambino si ride per ogni cosa è tutto così facile. Crescendo poi con gli amici riuniti nel nostro caso al Barrows club, una infima cantina con lucchetto a combinazione 367, dove ci si incontrava per ascoltare musica,fumare, iniziare relazioni e ridere a tutto spiano. In osteria a mangiare il panino di vienna e la birretta, cantando la sigla del cartone animato Heidi a tutta voce tra risate e bevute. In gruppo al palazzetto dello sport per la partita di basket e poi al bar o pizzeria a discutere del match appena concluso. Poi l'esperienza della radio, che fatta per alcuni anni mi ha dato degli spunti sul genere umano che sembravano sceneggiature scritte per un film comico naturalmente.

L'umorismo l'ho trovato fondamentale per superare insicurezze e paure. Se usato bene ti permette di colpire nel segno senza essere incolpato di risultare troppo duro o addirittura spietato. In molti casi non viene capito. Pazienza ce ne faremo una ragione. E l'autoironia dove la mettiamo,. Ridere di sé è fondamentale. L'ironia rende leggeri anche i momenti più difficili. E' una medicina. 

C'è un racconto che fa capire come ci si difende da tutto anche nei momenti più tragici.

Due signore si incontrano e una dice all'altra:

Ciao Maria, quanto tempo, come stai?

Ciao Carla, io bene ma purtroppo la settimana scorsa è morto mio marito.

Oh mio Dio! E' morto Franco! Mi dispiace tantissimo, proprio tanto tanto. E scusami qual'è stata la causa?

La causa principale è stato un raffreddore.

Ah beh! Niente di grave allora.



sabato, dicembre 10, 2022


Il Montasio 

L’esperienza di Julius Kugy , qui sotto riportata, l’abbiamo provata in tantissimi con tutti i più comuni mezzi di trasporto. Ci siamo passati anche più volte al giorno , anche se è al pomeriggio-sera di una bella giornata di sole che il Montasio da questo lato dà il meglio di sé, e la montagna ha sempre attratto il nostro sguardo.

Da alcuni anni, da quando la vecchia linea ferroviaria è diventata una ciclabile, la bellissima ciclabile Alpe- Adria, a Dogna una sosta ,magari di pochi secondi, è obbligatoria. Sono uno che pedala con lo sguardo rivolto all’asfalto o al terreno ma in questo caso non posso perdere l’occasione per ammirare il Cervino delle Giulie.


Ecco la descrizione di Kugy:


"Ed ora diamo un’occhiata al Montasio come lo vedono i mille e mille viaggiatori che scendono a Venezia, quando passata Pontebba , si apre a sinistra la Val Dogna. Dopo la stazione di Dogna, il treno esce dalla galleria e imbocca rombando il celebre viadotto. Le quinte di roccia si aprono e un solo colpo d’occhio abbraccia i 2200 metri del lato ovest del Montasio.

E’ un fianco stretto, ma quanta bellezza abbagliante v’è riunita!

Abbiamo davanti a noi una costruzione dolomitica che ha la forma arditissima, simile alle corna d’un cervo (donde il nome), del monte Cervino, come appare dalla parte italiana. Se il tempo è bello e il titano, incoronato dalla doppia vetta, s’eleva libero e altero, con riflessi d’ocra e rossicci, tra le nuvole bianche, si può dire d’aver visto il quadro più affascinante e meraviglioso delle Giulie.

Tutti si precipitano ai finestrini.Cos’è? Ma già arrivano le rocce da sud, il treno rientra fragoroso nelle gallerie, e il titano di Dogna è scomparso per sempre.

Ma noi, che siamo balzati di gioia, noi abbiamo visto ogni cosa."


Le Alpi Giulie - Julius Kugy.

P.S. in rete trovate diverse cartoline in bianco e nero con la veduta qui descritta.

Jof del Montasio (2754 metri) visto da Dogna

lunedì, dicembre 05, 2022


Pensare o belare.

E' lo specchio dei tempi. Una situazione che riscontriamo ogni giorno. Un tuo pensiero non proprio allineato con i più e subito vieni etichettato non come persona pensante ma : strano, sovversivo, attacca brighe, ignorante , appartenente a una determinata parte politica notoriamente senza cultura, non capace di intendere e convinto che il mainstream esista veramente. Si potrebbe continuare l'elenco ma preferisco fermarlo qui.

Il video qui sopra  può aprire gli occhi , o forse no, su come si tende il comportarmento nel quotidiano senza accorgersi del conformismo imperante e poco  aperto a un pensiero più profondo e più attento alla propria personalità.

Disquisendo con un amico sulle tecniche dello sci di fondo siamo entrati sull'argomento dell'evoluzione dello skating partendo dal primo utilizzatore il finlandese Siitonen,  passando a chi comprese, perfezionò e sfruttò appieno questa tecnica che gli permise di aggiudicarsi la coppa del mondo fu lo statunitense Bill Koch.

Avesse belato come tutti gli altri probabilmente lo si trovava nel gregge, magari nelle primissime posizioni senza fantasia ,solo forza e resistenza. 


giovedì, dicembre 01, 2022


Adolf sembrava contento, Alex seccato. Faceva freddo,il cielo sopra il Montasio si era spezzato in due grandi fasce:una blu oltremare,l'altra quasi nera, stracciata dal vento.Arrivarono in cima ansando, dopo aver salutato una coppia di triestini che stava scendendo stretta alla roccia. Si sedettero sulla pietra, rimasero in silenzio perchè non avevano nulla da dirsi, tolsero dagli zaini panini ripieni di frittata e di salame ungherese. Adolf offrì un pezzo di cioccolato e il thermos con il tè, Alex le sigarette, Adolf sorrise,fece di no con la testa ma l'aria che gli entrava nei polmoni era così tagliente che accettò e il fumo lo fece tossire e lacrimare e allora si tolse gli occhiali li infilò nel taschino della giacca a vento e chiese all'amico di fotografarlo. Alex rimase sorpreso, era una richiesta inconsueta: Adolf si mise in posa su una roccia, un pò rigido, gli occhi serrati lievemente per dominare la miopia.Lo spettacolo tutto intorno sembrava una scena teatrale. "Sorridi".

"Sto sorridendo", ma era una bugia. Alex continuò a fotografare le montagne inzuppate nella nebbia.Ad un certo punto scomparve. Adolf allora si avvicinò al burrone.Da lassù il mondo sembrava ribaltato: la sensazione di uno spazio scavato in basso come nella picchiata dell'aereo decollato dal campo d'aviazione di Merna, in primavera,per sorvolare il castello e la vena dell'Isonzo, serpente argento disteso nella pianura fino al mare. Lievità d'angoscia in lotta contro ogni legge fisica. A far paura è l'atterraggio. 

Adolf si arrese, si lasciò scivolare e sentì all'improvviso le nuvole sbattere contro le rocce come barattoli di latta vuoti. Lo cercarono tutto il pomeriggio, fino a tarda notte, e un alpino il mattino di lunedì lo trovò, fagotto addormentato, su una cengia stretta come le labbra di Isabel, cento metri più sotto-

Tratto da "L'albergo sul confine" di Roberto Joos.

Non ho vissuto direttamente una scena del genere, ma mi è accaduto di parlare con un conoscente che una bella mattina di sole si accingeva a salire la cima del Tricorno, montagna simbolo della Slovenia, per non ridiscendervi sulle proprie gambe. Mi sono rimasti nella mente troppi pensieri, tutti giusti o sbagliati.