VIVERE IL PREVAL
Attraversato l’incrocio all’altezza del laghetto
Un tempo quando esistevano i confini con la Jugoslavia prima e Slovenia poi , con tanto di controlli dei documenti sia personali che dei mezzi di trasporto, tema molto ben sviluppato nel libro “Gorizia-Nova Gorica Niente da dichiarare” di Roberto Covaz, qui praticamente transitavano giornalmente 60 automobili forse anche meno, adesso che è tutto libero almeno 200. Pare New York nelle ore di punta. Tant'è che all'incrocio del laghetto spesso ci si deve fermare al cartello dare la precedenza.
Dove andremo a finire.
Torno su eco-asfalto e mi rendo conto che oggi non ho incrociato nessuno né contadini né cacciatori e neanche animali.
Una giornata da asceta.
Proseguo la corsa in direzione di un agriturismo, oggi è una delle pochissime attività , tolte quelle esclusivamente agricole , funzionanti nella ex palude. Ma un tempo era diverso.
Mentre nella cerchia collinare le case sono raggruppate in ridenti e popolosi paeselli, o sparse un po’ dappertutto tra belle vigne e i frutteti, la vasta piana del Preval è deserta, giallastra per la canna palustre che in parte la invade, verde smeraldo nel restante della superficie occupata dal prato umido spesso grigiastra per il fango depositato dalle brentane . Le piene impetuose del Versa, i ristagni permanenti d’acqua, le nebbie malsane durante buona parte dell’anno e la impossibilità di sfruttare il terreno in modo differente dal prato stabile, non hanno permesso
agli agricoltori di prendervi stabile dimora. Tra la bellezza e la fertilità della plaga coltivata in modo intensivo e intelligente dagli agricoltori del Collio, il Preval rappresenta una incongruenza e un enorme danno economico
Lungo il bacino idrografico del Versa, che incide in vario modo pure il Preval, hanno funzionato nel tempo diversi mulini: tre sul torrente Oblino, tra gli abitati di Bigliana e Medana, e dieci sul Versa stesso. In particolare, il mulino di Mossa (di proprietà di Natale Toros di Michele) era ubicato poco a valle della Chiesa di San Marco in Preval, a ridosso della confluenza col Barbacina, e le due ruote venivano spinte da una roggia di portata modesta e precaria, derivata in sinistra. Tale precarietà di portate fluenti trova riscontro nei registri catastali del 1824, che evidenziano quanto il regime torrentizio del corso d’acqua condizionasse l’attività molitoria: “ per mancanza d’acqua appena tre parti dell’anno si può macinare”.
To be continued.
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