La Francia nell’Eurotrappola
Dell’assolutamente prevedibile (e previsto) downgrade della Francia da parte di Moody’s è opportuno ricordare alcune delle motivazioni utilizzate dall’agenzia di rating, che servono per comprendere la natura sistemica della crisi dell’Eurozona, al di là di pur evidenti demeriti dei singoli paesi. Il problema è che questi elementi di negatività sistemica sono (per definizione) fuori dalla portata dei singoli paesi, e che quindi (come detto sino alla nausea) nessun paese ne uscirà da solo, con buona pace di chi passa le giornate a proporre soluzioni miracolose per l’Italia.
Tra gli elementi negativi specifici al paese, citati da Moody’s, vi è certamente la rilevante perdita di competitività, e le perduranti rigidità dei suoi mercati del lavoro, merci e servizi. Le prospettive fiscali del paese sono in via di deterioramento, a causa delle sopracitate rigidità ma anche del debole contesto esterno, che frena lo sviluppo dell’export. Tra gli elementi sistemici, invece, l’agenzia cita la “sproporzionatamente ampia” esposizione alla periferia europea, sia in termini di flussi commerciali che di sistema bancario. E già questo è un elemento contro cui nemmeno un paese mostruosamente competitivo riuscirebbe a combattere, come si accorgerà a proprie spese anche la Germania, tra non molto.
E’ però singolare (e significativo) quanto Moody’s aggiunge, tra i vincoli sistemici:
«A differenza di altri sovrani non dell’area euro che hanno rating simili, la Francia non ha accesso ad una banca centrale nazionale per finanziare il proprio debito in caso di mancato funzionamento del mercato»E’ il concetto di valuta utilizzata e non emessa dai paesi dell’Eurozona, che rende la Bce una entità remota e di fatto assimila i paesi dell’euro a paesi emergenti che emettono debito in valuta diversa dalla propria. Altri elemento di criticità sistemica e fuori dal controllo del paese è la struttura dei fondi di salvataggio europei, che pongono a rischio la Francia, paradossalmente a causa della sua forza relativa nel contesto dell’area. Attraverso EFSF ed ESM, la Francia ha una rilevante esposizione al rischio di credito dell’Eurozona, in termini di passività contingenti. Inoltre,
«Al contempo, in caso di bisogno, la Francia – come altri grandi stati membri dell’area euro ad elevato rating – potrebbe non beneficiare nella stessa misura di tali meccanismi di supporto, dato che queste risorse potrebbero già essere state esaurite, per quell’epoca»Come si nota, gli elementi di criticità sistemica sono grandemente prevalenti su quelli specifici al paese (erosione di competitività). Si conferma che nessun paese può farcela da solo, e che questa costruzione europea agisce per creare ed amplificare le distorsioni. Ma questo lo sapete già, o dovreste saperlo, se non perdete le vostre giornate a credere che con tagli di spese e d’imposte un paese rinasca a nuova vita in una camera a gas.
Due considerazioni finali: la prima lo spread francese contro Germania non si muove (e neppure il cambio euro-dollaro, se è per quello), a conferma del fatto che il mercato era già preparato a questo esito; e la reazione del governo francese, per bocca del ministro delle Finanze, Pierre Moscovici. Il quale ha puntualizzato che Moody’s ha sanzionato “la gestione del passato”, dando quindi la colpa della situazione a Sarkozy. Il che, per un paese che da sempre mostra enorme ostilità verso le agenzie di rating (considerate un nemico “esterno” della République) e che da sempre mostra scarsa distinguibilità nelle scelte di policy tra destra e sinistra, è certamente una novità rilevante.
Articolo tratto da Phastidio.net
Cutti
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