Sir Syd & Mr If.
Roger Keith e io ci conoscemmo quando la mia famiglia si trasferì da Ely a Cambridge.
Eravamo quasi coetanei e non ci volle molto che diventassimo amici e compagni di giochi.
Roger era un tipo sempre pieno di iniziative e di fantasia, però molte volte non voleva darlo a vedere, era molto controllato nelle sue esternazioni gioiose.
Intorno ai 14 anni Roger oltre a dipingere, suo vero talento, iniziò a suonare la chitarra e così anch’io mi dedicai a uno strumento, il sax insieme a suo fratello maggiore Alan.
Correvamo dietro alle ragazze, o meglio io correvo, lui le conquistava con la sua bellezza e il suo modo di fare molto carismatico.
Suonavamo a casa di Roger e i suoi genitori ,che per quei tempi erano molto permissivi, mai ci hanno ostacolato nelle nostre , non sempre esaltanti jam session. Entrambe abbiamo continuato con la nostra passione, ma mentre sceglievo il genere a me congeniale, il jazz appunto, lui scelse il rock.
Ci perdemmo così di vista. Mi trasferii negli USA per perfezionare il mio stile e cercare fortuna in qualche band Newyorkese.
Intanto Roger entrò nella formazione dei Sigma 6 o Abdabs ,che prese successivamente al suo ingresso il nome di Spectrum Five, un gruppo rock, che inizialmente suonava cover di band famose, ma che ben presto, grazie al talento e alla grande creatività di Roger iniziò a comporre dei brani ,che per quegli anni, parliamo dei primi anni sessanta, erano avanguardia pura.
Nel 1966 mi trovavo in tournée a Londra e mi capitò per caso di leggere un manifesto che invitava al concerto di musica e lightshow con i Pink Floyd. Incuriosito ci andai. La mia sorpresa fu enorme nel vedere Roger Keith Barrett su quel palco. Il concerto fu di grande impatto. Terminato andai a trovarlo nel retro palco. Eravamo entrambe felicissimi di rivederci e mentre gli parlavo e lo chiamavo per nome l’altro Roger , Roger Waters, “stufo” di voltarsi ogni volta si stancò e mi disse: “Guarda che l’unico Roger qui sono io. Lui è Syd…Syd Barrett.”
Osservai il mio amico e gli dissi : “Eh! No amico mio , tu sei qualcosa di più sei…Sir Syd!” E lui di rimando : “Allora tu sei Mr If.”
Da quel giorno ci chiamammo così.
L’alcool fu la nostra prima dipendenza ma Sir Syd aveva bisogno di stimoli forti e non di sbronze che lo abbattevano. Passò all’uso di allucinogeni. Se lo fa Syd anche Mr If non può essere da meno. Mi ritrovai in uno stato che per diverse ore della giornata mi sparava in un mondo parallelo, bello e tenebroso, ostile e allo stesso tempo amichevole, pauroso.
Le nostre frequentazioni si fecero nuovamente più rare in quel anno, ero negli States sia per suonare che per curarmi e uscire completamente dalle dipendenze.
Nel 1968 ci fu un periodo di vicinanza, anche se Syd dava continui segni di insofferenza a causa della vita di musicista in tournée. I compagni della band mi dissero che faceva un uso ormai fuori da ogni limite di LSD e non solo, anche eroina.
Cercai allora di aiutarlo se non a uscire dal tunnel almeno di limitarne i danni. Invece fui io a ricascarci in quel incubo. Sir Syd e Mr If sembravano due marinai nella burrasca di un oceano. Troppo contenti e immancabilmente tristi fino alla disperazione, spesso assenti dalla vita.
Il colpo alla tempia che ricevette Sir Syd fu l’esclusione dalla sua band e la sostituzione con un suo amico di vecchia data David Gilmore.
Passai del tempo per disintossicarmi e quando rientrai nel mondo non persi tempo, andai a trovare Syd. Era in condizioni pessime, però ancora riusciva ad avere quella vena creativa che gli permise di incidere due LP.
Io ritornai negli USA e suonai con i migliori gruppi del momento, ricevetti uno scritto da Paul McCartney, ormai Syd non riusciva più né a comporre musica né ,e questo era il peggio, dipingere. Non volli più sapere nulla di lui perchè il suo destino era segnato. Non ebbi più notizie di Sir Syd fino alla sua morte nel luglio 2006.
Da quel giorno Roger mi compare spesso in sogno, e mi chiama non con il nomignolo di Mr If ma con il mio nome. Dice: “ Frank, vieni qui su questo pianeta. C’è tutto, qui non servono l’alcool , LSD o altro ,qui c’è tutto. Un universo caldo e accogliente come una tavolozza di colori.
Mi sveglio, scendo, apro una finestra e accendo uno spinello, metto sul piatto the Piper at the Gates of Dawn. Lo ascolto senza pensare a quello che è stato Sir Syd ma quello che sarà.