lunedì, gennaio 16, 2023

 


Piove a dirotto, solo un passero su un ramo si guarda attorno e prende la pioggia.  Non se ne cura e rimane lì. Si guarda attorno e forse pensa come me. La visuale è limitata, troppe cose tra noi e l'orizzonte.

I want flatlands
I never cared about money and all its friends
I want flatlands
I want flatlands
I don’t want precious stones
I never cared about anything you’ve ever owned
I want flatlands
I want simplicity
I need your arms wrapped hard around me I want open plains and scattered trees
I want flower fields
I want salty seas
I want flatlands soft and steady breeze
bringing scents of lined-up orchard trees
dripping heavy with pears and dancing leaves
I want flatlands will you go there with me when it’s said in the dark and you know it’s always there
when it’s dead in our heart but your mind is unafraid
when it’s said in the dark and you know it’s never coming back
when it’s there in your heart in your mind you set it free

Traduzione del testo

Voglio pianure
Non mi è mai importato del denaro e di tutti i suoi amici
Voglio pianure
Voglio pianure
Non voglio pietre preziose
Non mi e ' mai importato di niente che tu abbia mai posseduto.
Voglio pianure
Voglio semplicità
Ho bisogno delle tue braccia avvolte intorno a me voglio pianure aperte e alberi sparsi
Voglio campi di fiori
Voglio mari salati
Voglio flatlands morbido e costante brezza
portare profumi di alberi da frutteto allineati
grondante pesante con pere e foglie danzanti
Voglio pianure vuoi andare lì con me quando si dice al buio e sai che è sempre lì
quando è morto nel nostro cuore, ma la tua mente non ha paura
quando è detto al buio e sai che non tornerà mai più
quando è lì nel tuo cuore nella tua mente lo liberi

mercoledì, gennaio 11, 2023

W IL PARROCO

13 anni, quanto mi piaceva trascorrere i pomeriggi all’oratorio. Che marea di ragazzi eravamo. Si, tanti, tantissimi, troppi! Si, veramente troppi , di tutte le estrazioni sociali, figli di avvocati , professori, anche di un conte, impiegati e operai, insomma di tutto un po’. E non lo si frequentava per devozione alle varie divinità, no! Lo si faceva per stare in compagnia , e soprattutto per giocare. Giocare è un po’ dura affermarlo, o meglio se ci riuscivi , proprio per l’abbondanza di genere umano presente in rapporto alle attività da poter svolgere. C’era un campo di calcio non regolare ma da sette elementi per squadra, un campo di basket in cemento all’esterno, uno di pallavolo, quattro tavoli da ping pong e un paio di biliardini. Non male direte, ma eravamo in centomila.

Chi riusciva a occupare un posto al sole non lo mollava se non per gravissimo infortunio, probabilmente invalidante a vita, o perchè un genitore veniva a recuperarlo per qualche lavoro casalingo. Capitava assai di rado.

Ci si armava allora di pazienza e si aspettava. Io poi non ero ancora grande da poter contare all’interno delle gerarchie precostituite , quindi guardavo le partite e speravo.

Un giorno però , non ricordo se pioveva, entro in campo per una partita a calcio, ruolo portiere.

Di solito chi va in porta è il più scarso, era il mio caso. Forse sarei stato più utile alla causa come difensore randellatore , che era la mia specialità ma non per cattiveria agonistica ma perchè ero sempre fuori tempo negli interventi, quindi se prendevo la palla invece dello stinco dell’avversario questi poteva ritenersi fortunato.

Comunque un’occasione così non si rifiuta, poi metti il caso che paro anche bene…chissà.

Premetto che il campo l’erba l’aveva vista l’ultima volta nel lontano 1950 e all’epoca dei fatti siamo nel 1974, ecco diciamo che tuffarsi su quel fondo duro come il cemento non era proprio nei miei desiderata, ma non sarà questo il mio problema anzi.

Il match scorre via senza troppi sussulti. Il gioco staziona molto a centro campo con rare scorribande sulle fasce, e con palloni che quasi sempre terminano la loro corsa in out e al loro seguito i calciatori con le gambe fuori giri per lo sforzo dello scatto.

Quando tutto sembra filare liscio verso un risultato più che giusto per il gioco espresso dalle due formazioni, ecco un’azione piuttosto confusa verso la metà campo, dove c’è il classico batti e ribatti, il pallone viene respinto alto varie volte finché un giocatore avversario lo calcia alla viva il parroco, del resto siamo sul campo dell’oratorio, sparandolo verso la mia porta. 

Osservo la traiettoria altissima e commetto l’errore banale di lasciarla rimbalzare senza andarle incontro, la palla si alza mi scavalca e entra in porta. Il tempo di uno sguardo verso il cielo che vengo immediatamente avvicinato, coperto di insulti e invitato a uscire dai miei compagni di squadra. Mi  rinfacceranno la sconfitta per parecchio tempo.

Esco dal campo affranto, forse anche con qualche lacrima trattenuta a stento e penso : “Da domani  ore di attesa per giocare a ping-pong.”


 

domenica, gennaio 08, 2023



Ringrazio tutti i followers di francorun.blogspot.com. e della pagina su Facebook. Puntiamo ora a un 2023 soddisfacente. 

Thanks to all followers of running without finish lines. We are now aiming for a satisfactory 2023.

giovedì, gennaio 05, 2023



 Fredi ha un nuovo amico.


Sono in due al banco, sbronzi come pochi, non si conoscono ma cercano con difficoltà di intendersi.

Uno è alto, robusto, moro, con una grossa cicatrice sulla faccia, che lo fa sembrare  un pugile di inizio novecento. E’ vestito con un largo e pesante cappotto scuro, un gomito appoggiato al bancone e lo sguardo torvo rivolto verso il basso, verso la testa dell’uomo che non conosce.

Quello più piccolo in realtà lo conoscono un po’ tutti, è Fredi . Lui, un media statura , stempiato, occhi grigi sbarrati verso il vuoto e un viso amichevole. Veste un trench aperto che lascia vedere il Gillet, immancabile coppola schiacciata su un lato, e lui a differenza dell’altro ha la schiena rivolta al bancone e si sorregge su tutti e due i gomiti mentre con gli indici delle mani disegna storie infinite. Bassa la voce, butta lì frasi incomprensibili e sempre a basso volume uno sparo di pistola imitato con la bocca a mo’ di punteggiatura. Fredi non usa armi è un pacifista, amico di tutti e chi non gli è amico almeno lo sopporta.

L’omone continua a guardarlo , sembra disprezzarlo, pare dirgli: “ma non vedi come sei ridotto.Un vecchio ubriacone che spara all’impazzata e ripete frasi senza senso.” Però rimane lì immobile  sotto l’effetto di ipnosi da alcool. 

Fredi invece è convinto di aver trovato un nuovo ascoltatore delle sue mirabolanti avventure , forse addirittura un fan, e continua con quei gesti che spiegano come si svolge la scena, ma solo nella sua mente sbronza, e spara.

La gente entra nel locale , il fumo della stanza li avvolge e loro, indaffarati nella ricerca di un tavolo libero, non badano ai due al banco, ma il locale questa sera è proprio pieno , e se ne escono come sono entrati.

Quando l’ora della chiusura si avvicina il proprietario avverte i clienti che i giri dei bicchieri saranno al massimo due per un tempo di mezz’ora, poi diventerà un’ora abbondante.

Allora Fredi si affretta a cercare un finale degno per il suo racconto, beve ancora un bicchiere per riuscire a biascicare le ultime parole e poi parte con una raffica di spari, questa volta a un volume maggiore, addirittura esagerati, tant’è che il gestore lo rimprovera.

Qualche avventore si accorge e ride.

L’omone impassibile lo guarda non capisce e se ne va.


lunedì, gennaio 02, 2023


 L'uomo che sorride.

“E’ un macaco senza storia , dice lei di lui, che gli manca la memoria in fondo ai guanti bui”.

Con queste parole inizia Sparring partner, famosissima canzone scritta da Paolo Conte.

La descrizione calza a pennello: “guardatelo lì, su quella panchina al parco, tutto il giorno a fissare il vuoto”.

Lui, un uomo piuttosto alto, se messo in piedi, anche se con l’età si è ingobbito decisamente,  vestito dignitosamente  rispetto alle stagioni e alle relative temperature, ma mentalmente assente. 

Non parla mai con nessuno e pare che nessuno vorrebbe neppure farlo. Non lo badano neanche i piccioni, che si limitano a girargli attorno quando il vento  sospinge nella sua direzione il becchime sparso sul terreno.

Lui , seduto su quella panca per ore, sguardo fisso e una smorfia stampata sul viso che sembra un sorriso beffardo, che lo rende anche antipatico.

Girano tante voci sul suo conto. Tanti si sono chiesti se era sempre così o cosa gli sia successo per ridurlo in quello stato.

“E’ colpa di un incidente stradale. Correva in moto e si è schiantato contro un palo, un muro, un’auto o un camion.”

“Se è chi penso io era uno sempre in cerca di risse e avrà trovato quello giusto.”

“No! E’ colpa di una malattia rara che lo ha colpito quando era missionario in Africa.”

“Macché, è stata la guerra in Jugoslavia, lui era lì mercenario e una bomba gli è scoppiata vicino.”

Altri la fanno più semplice e risolvono il tutto dicendo che il cervello ogni tanto fa brutti scherzi. Siamo a Gorizia dove il Dottor Basaglia iniziò l’esperimento per dare una vita più dignitosa ai malati di mente, così la gente qui si crede piuttosto esperta in materia e in grado di esprimere la propria diagnosi.

In realtà questo status è una sua scelta. “E chi sei tu per dirlo”. "Sono io, sono quello descritto nelle righe qui sopra, sono quello della panchina."

Ho deciso così per autodifesa da questo mondo che reputo troppo bello.

Non esagero dicendo questo, mi guardo attorno e vedo che nelle famiglie  i frigoriferi si chiudono a fatica, pieni di ogni ben di dio, si mangia abbondante a tutte le ore, oppure se non c’è tempo o voglia di cucinare si va al ristorante, paninoteca, pizzeria o sushi. Il nucleo familiare se composto da tre persone allora ci sono almeno tre automobili, una moto, tre o quattro bici e vari monopattini. Tutti curano molto la persona, e in genere le signore e ragazze qualche ritocchino lo hanno fatto. Gli uomini vanno dal figaro per trattare le barbe con tutte le lozioni che rendano morbidi e profumati quei peli che crescono  troppo velocemente come i capelli delle signore sempre lucidi e spazzolati, quelli delle mamme addirittura meglio di quelli delle figlie. Figlie…sorelle ,quasi gemelle. Selfie e selfie e ancora selfie. Tessere di palestre e centri estetici non mancano. La moda impone una pelle ambrata invernale. I vestiti negli armadi non si contano e le scarpe poi…non vorrai mica indossare la roba di due anni fa.

Abbonamenti a teatri e stadi. 

La casa è abbastanza riscaldata o refrigerata? Si! Ci sono climatizzatori con pompe di calore, termosifoni, pavimenti riscaldanti ,stufe, pannelli fotovoltaici e impianti geotermici.

Tutti gli elettrodomestici sempre pronti all’uso e in carica quelli a batteria e purificatori d’aria accesi 24 su 24.

Per la sicurezza non si bada a spese e si installa l’antifurto del momento. “E come vi trovate” bella domanda signora della pubblicità. Te ne faccio io un’altra “ e tu come ti trovi con gli airbag della macchina.”

Ecco perchè ho scelto questa panchina, avrei potuto cambiare vita in altro modo ma questo è stato il primo che mi è venuto in mente e poi con il passare del tempo mi ci sono abituato. Sono pigro così ho scelto la non attività, rimango qui immobile per ore, e soprattutto mi piace tenere quel sorriso beffardo tutto il giorno perchè a differenza di voi ho la sensazione di sapere come andrà.