martedì, agosto 20, 2013



LA STORIA SIAMO NOI !
o meglio ... quello che facciamo credere di essere.

La vera storia dell'ex repubblichino Dario Fò di Ercolina Milanesi 

                                  
‘Nel 1943, il famoso premio Nobel Dario Fo aderì come molti altri giovani lombardi alla Repubblica Sociale Italiana. E questo posso affermarlo in quanto sono stata per due anni una sua compagna di classe in una scuola di Varese.
Nel dicembre 1943, Fo entrò a fare parte del battaglione “A. Mazzarini” della Guardia Nazionale Repubblicana, come d’altra parte è stato documentato dalla rivista ‘Gente’ (servizio del 4 marzo 1978), dove il grande artista di Sinistra comparve, fiero e truce con la divisa da aspirante ‘parà’ repubblichino.
Nell’immediato dopoguerra, il sergente maggiore istruttore dei paracadutisti fascisti, Carlo Maria Milani, durante il processo che lo vide come testimone, asserì poi che Dario Fo partecipò effettivamente a diverse ‘retate’ contro i partigiani comunisti e no nella Val d’Ossola. “L’allievo paracadutista Fo era un fedelissimo fascista” – disse Milani, sotto deposizione, al giudice. “Venne più volte con me durante i rastrellamenti della Val Cannobina e partecipò alle fasi della riconquista dell’Ossola occupata dai partigiani. Il suo compito era quello di portare esplosivi e munizioni“.
Nel 1945, Dario (il ‘ciula’, come lo chiamavamo noi a scuola per via della sua dabbenaggine e per il fatto che era stato bocciato due volte di seguito all’Istituto Tecnico) negò ovviamente tutto, spacciandosi addirittura per un agente segreto che operava per la Resistenza.
Ma per la Giustizia Dario Fo venne reputato colpevole e condannato ad una mite pena. Anche se, molto misteriosamente, nel 1946 il carteggio del suo processo sparì nel nulla (Fo non fece mai alcun ricorso contro la sentenza avversa).
A quel tempo, la sottoscritta conosceva molto bene Dario Fo, dato che sfollata a Cittiglio, paesino vicino a Varese, ero solita frequentare con amiche e amici un bar dove bazzicava anche il nostro ‘compagno’ di classe Dario Fo. Un giorno, era l’inizio del 1945, egli fece il suo ingresso nel bar, in divisa nera, tronfio come un gallo. Ci accusò di essere dei vigliacchi poiché non ci eravamo arruolati nella RSI. Effettivamente noi non avevamo potuto fare ciò. Lui però si in quanto, essendo un ripetente (aveva 19 anni), aveva l’età giusta per indossare la divisa.
Verso la fine del 1945, a guerra finita, lo vedemmo tornare a Varese in borghese. Credendo che fossimo tutti fessi, ripeté accoratamente ch’egli aveva aderito alla RSI soltanto per fare l’informatore dei partigiani. Ma siccome noi tutti, che conoscevamo bene il ‘ciula’, scoppiammo a ridergli in faccia, e lui girò i tacchi, andandosene e gridando che eravamo dei ‘fascisti’!
Qualche settimana più tardi, Dario Fo conobbe e subito si fidanzò con la bella signorina Franca Rame, i cui genitori, di professione facevano i guitti ambulanti. Possedevano un grosso carrozzone verde e giallo (con la scritta ‘Famiglia Rame’ - Venghino Signori a divertirsi’) trainato da due cavalli, con il quale portavano in giro nei paesi uno spettacolo per bambini. E fu così che Dario il ‘ciula’ da repubblichino divenne saltimbanco, ed in seguito noto intellettuale di Sinistra e premio Nobel (onorificienza caduta molto in basso, evidentemente). Un ultima precisazione. Dario Fo non ha mai frequentato la Facoltà di Architettura del Politecnico di Milano (come è solito raccontare ai giornalisti) in quanto non ha neanche finito la Scuola per Periti Tecnici di Varese. Quella che frequentò la sottoscritta’.

Da ‘Le memorie di una Giovane Fascista’  di Ercolina Milanesi
 

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