sabato, novembre 05, 2011

EL CONDUCATOR
L'UNICO CREDO PER CHI NON HA NULLA DALLA VITA ...E DATI ALLA MANO SONO TANTI.
12% di share ... corro il rischio di diventare anoressico !!!

DAGOSPIA DICE
Che c'è di meglio di due santi borghesi, Enzo Biagi e Indro Montanelli, per il soffritto di questa stupenda ribollita? Quale più alta protezione, laicamente parlando, e pure per un fuoriclasse come Michele Santoro, arrampicato da ribelle in cima alla gru del giornalismo, era dato invocare?
La nuova avventura è partita ieri sera, dalle 21 in multipiattaforma - per usare la neolingua di Sandro Parenzo, il coproduttore - e cioè raggiungibile in network sul digitale terrestre, sul satellite di Sky, ai migliori indirizzi web, con l'ambizione un po' annunciata e non del tutto mantenuta, di una tv che è l'avanguardia dei movimenti o la sponda mediatica degli Indignati.
MICHELE SANTOROMICHELE SANTORO
So che siete in apprensione per me, ha detto Santoro riferito alle due buonanime, e riservando ai primissimi secondi il colpo di teatro, se così lo si può definire. "Servizio Pubblico", che infatti è scritto con gli stessi caratteri con cui si scriveva "Annozero", e persino le musichette sono le medesime delle edizioni scorse, offre un sottosopra che si esalta con la comparsa di Vauro all'inizio, anziché alla fine: a piedi nudi, vestito da monaco poiché gli "girano i cordoni".
Sempre che non si voglia considerare una primizia uno studio privo di contraddittorio (e sempre che non si voglia considerare contraddittore l'eroico Franco Bechis, vicedirettore di Libero, comparso al minuto ottanta), ora che il timoniere, liberato dai vincoli del servizio pubblico, quello scritto minuscolo, non deve obbedire alla lagna della par condicio.
TravaglioTravaglio
E' infatti un pochino una moda, e nemmeno tanto recente, quella di dirsi né di destra né di sinistra, persino se ci si chiama Santoro: "Né di destra né di sinistra, è una rivoluzione civile e democratica", ha detto il conduttore unico battezzando - ed era un vero sacramento - la sua creazione. Che bisogno c'è di dibattito? Qui c'è un punto di vista, finalmente liberato dalla burocrazia fatta norma.
E' un punto di vista secco, prendere o lasciare, la "balla della settimana" è la rubrica d'apertura di Marco Travaglio (si ringrazi il Fatto Quotidiano, capolavoro contemporaneo che nell'avventura santoriana ci ha messo parte dei denari che arrivano copiosi nella cassa del giornale), ieri dedito a un'amorosa difesa di Antonino Ingoia, il pm partigiano della Costituzione.
Vauro SenesiVauro Senesi
Per essere una rivoluzione (coraggiosa: anche Santoro e moglie ci hanno messo soldini veri) è partita un po' in discesa, un bel volo d'uccello sulla maledetta casta, i politici che non lavorano, i loro manicaretti a basso costo, le bocche sbrodolose, gli sbadigli in aula - come per altro già testimoniavano i cronisti di centocinquant'anni fa - certi asciugamani ricamati e deputati (deputati?) a carezzare le sole mani dei senatori.
E poi - a proposito di borghesia, e altissima - si è trattato di una rivoluzione col certificato di garanzia: Diego Della Valle, di solito così plumbeo quando si tratta di parlare di Silvio Berlusconi, finalmente sollevato e quasi sorridente alle facezie di Travaglio; e poi Paolo Mieli, l'ex direttore del Corriere della Sera, che da un altare non rivoluzionario pronostica la fine del governo, a giorni, o a settimane, o a mesi, comunque fine sarà.
Della ValleDella Valle
Ecco, se vi siete persi la prima puntata non vi siete persi niente: non perché non meritasse, ma perché sembrava una coda di Annozero, oppure Annozero era un prologo di Servizio Pubblico. C'erano le intercettazioni telefoniche, qualche bella intervista in esclusiva, Mieli che nega di essere il complottatore capo (accusa di Giuliano Ferrara), un millenaristico Luigi De Magistris che dichiara morto il capitalismo, un sondaggio a cui rispondono in 48 mila, e si sottolinei 48 mila. Giulebbe, giulebbe: la rivoluzione ha (o è, dipende dai gusti) un mattone.


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