GRECIA QUALI SPERANZE.
Le
elezioni di d
omenica scorsa, 20 settembre, in Grecia hanno segnato un nuovo successo per Syriza e Alexis Tsipras. Ma si tratta di un successo dal sapore amaro. Certo, in percentuale rispetto ai voti sembra che Tsipras abbia vinto la sua scommessa. La sinistra di Syriza, che ha lasciato il partito dopo la resa del 13 luglio 2015, non sarà rappresentata nel Parlamento. Tuttavia i risultati sono destinati a essere problematici per più di un motivo. L’astensione è cresciuta del 7 percento rispetto alle elezioni di gennaio. La fuga degli elettori da tutti i partiti che hanno accettato le inique condizioni dettate da Bruxelles è impressionante. Syriza ha perso [in termini di numeri assoluti, NdT], il 14 percento del suo elettorato. Nuova Democrazia ha perso l’11 percento. To Potami ha perso quasi il 50 percento . Solo il partito di estrema destra, Alba Dorata, mantiene il numero dei voti avuti precedentemente (e pertanto risulta in progresso, in termini percentuali, rispetto alle elezioni di gennaio).
omenica scorsa, 20 settembre, in Grecia hanno segnato un nuovo successo per Syriza e Alexis Tsipras. Ma si tratta di un successo dal sapore amaro. Certo, in percentuale rispetto ai voti sembra che Tsipras abbia vinto la sua scommessa. La sinistra di Syriza, che ha lasciato il partito dopo la resa del 13 luglio 2015, non sarà rappresentata nel Parlamento. Tuttavia i risultati sono destinati a essere problematici per più di un motivo. L’astensione è cresciuta del 7 percento rispetto alle elezioni di gennaio. La fuga degli elettori da tutti i partiti che hanno accettato le inique condizioni dettate da Bruxelles è impressionante. Syriza ha perso [in termini di numeri assoluti, NdT], il 14 percento del suo elettorato. Nuova Democrazia ha perso l’11 percento. To Potami ha perso quasi il 50 percento . Solo il partito di estrema destra, Alba Dorata, mantiene il numero dei voti avuti precedentemente (e pertanto risulta in progresso, in termini percentuali, rispetto alle elezioni di gennaio).
Anche
le schede nulle e non valide sono considerevolmente aumentate. Tutto
indica che la generale sfiducia dell’elettorato verso le
istituzioni ha fatto un notevole balzo in avanti tra gennaio e
settembre.
Grafico
1
Rosso: SyrizaBlu: Nuova
Democrazia
L’analisi
che si può fare di questo voto dimostra che gli elettori di sinistra
hanno ritenuto meglio dare il proprio voto (per quelli che lo hanno
fatto) a Syriza in modo da evitare un ritorno al potere del partito
oligarchico di destra chiamato “Nuova Democrazia”. Il nepotismo
che regna sovrano in questo partito (così come nel Pasok) ha
lasciato dei brutti ricordi.
Ma
questo è solo un male minore. È ovvio che il terzo memorandum sarà
messo in atto in tutta la sua durezza e che Tsipras, dopo aver
accettato le condizioni che gli sono state imposte, non avrà alcun
margine di manovra. L’idea di una resistenza passiva, se mai ha
avuto un qualche credito, non tiene di fronte alla forza dei fatti
.
La sinistra del “rifiuto” non è stata capace di concretizzare
l’evidente disaffezione verso Syriza, a causa delle proprie
divisioni (c’erano ben tre partiti a contendersi i voti dei
disillusi di Syriza), e a causa del proprio settarismo (come nel caso
del KKE).
Nel
corso delle prossime settimane, è sul versante della situazione
economica che gli eventi sono destinati a precipitare. La situazione
in Grecia non migliorerà con l’applicazione del terzo memorandum,
che comunque non è stato concepito a questo scopo, ed è già
considerato destinato al fallimento .
Le prime indicazioni che abbiamo sull’andamento del terzo trimestre
ci fanno pensare che la contrazione dell’attività economica
avvenuta tra luglio e agosto 2015 sia stata brutale. La produzione
industriale potrebbe essere scesa tra l’8 e il 10 percento, e il
PIL tra il 3 e il 5 percento. Ovviamente queste cadute della
produzione porteranno con sé una caduta degli introiti fiscali, e
già alla fine di ottobre il governo greco dovrà chiedere nuovi
finanziamenti ai creditori.
È
chiaro che non c’è futuro per la Grecia fino a che resterà
nell’Eurozona, e fino a che non sarà dichiarato il default su una
parte consistente del suo debito. Questo è quanto si inizia a dire
presso il FMI, ma anche nelle anticamere dell’Unione Europea. La
pratica greca è ancora lì ferma sul tavolo. Anche se oggi ci sono
altri problemi che attirano l’attenzione, come la crisi dei
rifugiati, la vicenda greca tornerà alla ribalta come problema
politico entro la fine di ottobre
.
.
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